Alla stesura della Carta della Terra hanno dato un contributo ispirato e decisivo i rappresentanti di varie popolazioni native. In particolare nel Preambolo della Carta si può apprezzare la saggezza della visione nativa del rapporto con la Terra.
I popoli nativi si sono tramandati di generazione in generazione una visione organicistica dell’ambiente dove l’essere umano non rappresenta l’elemento dominante, prepotente e decisionista, ma rappresenta una delle tante parti che costituiscono l’”Organismo” Terra, credendo in quella visione olistica tipica di chi non separa la sfera cosmologica, ovvero la realtà che circonda l’uomo, il suo ambiente di vita e il mondo spirituale.
L’uomo nativo è saldamente ancorato alla terra ma che protende le proprie braccia al cielo per raccogliere acqua, fonte di vita ed il vento, soffio dello spirito, porgendo lo sguardo all’orizzonte, preoccupandosi della propria responsabilità nei riguardi del mondo presente e futuro: nelle culture native non esiste la logica del dominio sulla Natura, ma dell’armonizzazione con essa, della responsabilità verso di essa.
Per i popoli nativi è fondamentale l’armonia tra i vari elementi che rappresentano il loro Mondo: il sociale, il naturale e lo spirituale, elementi che devono mantenersi in rete tra di loro ed in equilibrio in modo da creare quella sintonia che così dev’essere per poter vivere con consapevolezza l’esistenza.