Bela Banathy - ricercatore nel campo dell’educazione e teorico dei sistemi - sostiene che, nella nostra società, i veri pensatori sistemici sono proprio i bambini di quattro o cinque anni, in quanto pensano e agiscono nella globalità delle loro esperienze.
È questa globalità che dobbiamo cercare di preservare. Nelle nostre scuole entrano esseri viventi (non alunni, fanciulli o discenti), e tutti gli esseri viventi sono ecologici, aperti, creativi, capaci di stupore e senso del sacro, desiderosi di apprendere. Perché vivere significa apprendere e viceversa.
Il bambino è un esploratore nato, uno vero scienziato (un pensatore, meglio un ‘attore’ sistemico appunto), e l’ambiente è la fonte principale delle sue conoscenze. Ma per ‘apprendere l’ambiente’ è necessario “muoversi” nell’ambiente, “fare” con l’ambiente. Il bambino lo sa: quando il corpo è fermo, anche la mente è ferma. Quando il corpo è in movimento anche la mente lo è (e quante volte, nelle nostre scuole, chiediamo a dei corpi fermi il massimo dell’attività mentale).
Nostra preoccupazione dovrebbe essere quella di permettere la piena espressione di quella creatività e apertura alla vita possedute naturalmente dai bambini ed evitare tutto ciò che possa mortificarle.